È la Pasqua del Signore!

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In un tempo in cui risalta sempre più l’io a scapito dell’altro, della sua sottomissione ai miei bisogni e progetti, ecco l’annuncio pasquale: il Signore è risorto!

In un mondo in cui continua ad essere in prima pagina la violenza e la guerra, risuona forte il grido di Cristo: “Io sono la risurrezione e la vita”.

A noi, che, come il popolo d’Israele, viviamo in schiavitù, oppressi, privi di speranza, incapaci di cambiare questo mondo, è rivolto l’annuncio: è la Pasqua del Signore!

Un annuncio di speranza, di liberazione. Un annuncio che ci interpella, che ci invita a seguire l’esempio del Maestro: “Se io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,14).

Siamo oggi capaci di ripetere, di vivere questo gesto rivoluzionario? Noi, con i nostri pregiudizi e le nostre esclusioni, i nostri muri e rancori abbiamo l’umiltà di vivere questo gesto con i fratelli e le sorelle che ci vivono accanto? Abbiamo il coraggio di farlo verso tutti coloro che il Signore ci fa incontrare?

Siamo onesti! Questa parola, questo vangelo non ci scalfisce, non scalfisce le nostre abitudini, le nostre relazioni all’interno della famiglia, della comunità ecclesiale e civile: continuiamo indefessi a “sentirci a posto”, a mantenere le distanze dal fratello che ci vive accanto, a costruire muri verso quanti bussano alla nostra porta. Ho, abbiamo poca fede: ci accontentiamo, ci adagiamo al nostro quieto vivere!

Cosa dobbiamo fare? Ci aiuta la testimonianza di Madeleine Delbrêl (1904-1964):

Se dovessi scegliere
una reliquia della tua passione
prenderei proprio quel catino di acqua sporca.
Girerei il mondo con quel recipiente
e ad ogni piede cingermi dell’asciugatoio
e curvarmi giù in basso,
non alzando mai la testa oltre ai polpacci
per non distinguere i nemici dagli amici
e lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo,
del drogato, del carcerato, dell’omicida,
di chi non mi saluta più,
di quel compagno per cui non prego mai,
in silenzio.
Finché tutti abbiano capito
nel mio, il Tuo amore.

Madeleine Delbrêl

Lei, che a 17 anni si dichiara atea e scrive “Dio è morto, viva la morte! Poiché questo è vero, bisogna avere l’onestà di non vivere più come se egli vivesse”, incontra Cristo grazie alla sua sete di andare incontro agli altri: nel suo impegno di servizio e nella ricerca di comunione, a poco a poco incontra l’Altro nella “gente della strada”.

Forse anche noi dobbiamo uscire dal nostro ambiente comodo e protetto, dalle nostre piccinerie che riempiono le nostre giornate e porci in maniera più concreta vicino ai nostri contemporanei, camminare insieme con loro, ascoltare le loro sofferenze e aiutarli a portare le loro croci. Gli uomini e le donne del nostro tempo credono più ai testimoni che ai maestri, si fidano più dell’esperienza che della dottrina, più del vissuto che delle teorie. Essere presenza fraterna… testimoniando la fede in Cristo. Questo renderà più credibile il nostro essere cristiani.

Dobbiamo riprendere a cercare Dio… non pensare di averlo trovato perché andiamo a messa, perché lo invochiamo!

Nell’ascolto assiduo della Parola di Dio contenuta nei vangeli, anche noi diventeremo capaci, come Madeleine Delbrêl, di narrare quella parola di vita a ogni essere umano, con autenticità e semplicità. Giorno per giorno, assieme ai nostri fratelli e sorelle, con cui condividiamo la vita cristiana, riusciamo così a far riaffiorare le esigenze radicali del vangelo… liberandole da schematismi, regole e pesantezze, guidati da una solo legge: la legge della carità.

Cristo ancora una volta ci dà l’esempio e ci propone un orizzonte nuovo di pace e di bene! In questo Triduo Pasquale che ci conduce alla Pasqua del Signore, tocchiamo ancora una volta “il vertice dell’amore” (S. Agostino), contempliamo ancora una volta la vetta insuperabile dell’amore di Cristo per me, per noi!

Fratelli e sorelle, questo mistero che celebriamo va tradotto in vita concreta: in accoglienza del fratello, servizio disinteressato, dono di sé costi quel che costi… sì, che la nostra vita diventi annuncio della fecondità dell’amore di Cristo in noi per i fratelli.

È la Pasqua del Signore: da questo vertice dell’amore che in questi giorni contempliamo, rinasca la nostra vita insieme, si avviino processi di riconciliazione e accoglienza tra noi per poter essere testimoni di amore e di pace in mezzo ai fratelli e sorelle che ogni giorno il Signore ci fa incontrare.

Buona Pasqua!

Don Ampelio Crema